Dormirete poco. Vivrete molto.

Ci sono momenti nei quali ci sentiamo giunti finalmente alla meta, il porto sicuro dove le “nostre cose” vanno sostanzialmente bene, abbiamo fatto del nostro meglio e abbiamo raggiunto determinati obiettivi. Vorremmo quindi che tutto si fermasse per paura che la ruota della nostra vita prenda a girare in senso inverso, che il nostro mondo inizi a franare da qualche parte, che possiamo essere privati di ciò che finalmente abbiamo ottenuto.

La mia vita era a quel punto: mi sono laureato, ho la fortuna di proseguire a studiare quello che mi piace, ho tanti amici e affetti, tuttavia ho sentito che mancava qualcosa. Un desiderio di compiere qualcosa, di non accontentarmi e di mettermi ancora in gioco.

Ecco che in un piovoso pomeriggio di Novembre, appena sceso dalla metro, ho completato l’iscrizione per le Missioni in Bosnia. Volevo iscrivermi mentre facevo altro, mentre camminavo e ascoltavo della musica, per non pensarci e vincere quella resistenza che mi diceva: “lascia perdere, è da sfigati, va a divertirti in montagna. Cosa ti importa di andare in Bosnia con persone che non conosci, magari sono antipatici e rischi di passare la sera del 31 in un paese straniero con sconosciuti e per di più dove si parla una lingua strana, bell’affare!”.

Ora eccomi qui a scrivere, stanco delle 20 e più ore di viaggio di ritorno dalle missioni, ma felice e con il cuore pieno di gioia.

Da dove partire…

Innanzitutto le Missioni in Bosnia non sono definibili con una sola parola, perché le esperienze che si vivono sono molteplici: attraverserai due nazioni, arriverai in un paese nuovo e incontrerai persone che non avevi mai visto.

Ora ti dirò ciò che invece vedrai: volti e sorrisi di persone con cui condividerai momenti di solidarietà e straordinaria gioia. Visiterai le loro case, i campi profughi e gli ospedali. Conoscerai i loro noi e ti racconteranno le loro storie. Donerai loro, oltre ai beni di prima necessità, il tuo tempo, il tuo entusiasmo, la tua partecipazione e riaccenderai in loro la speranza. Sarai partecipe e protagonista di momenti che ti porterai dentro per sempre e le persone che incontrerai si ricorderanno di te. Vivrai momenti che trasformeranno quei volti che non conoscevi, in amici, e tra di voi si creerà un rapporto forte, che solo la gioia di fare e condividere il bene insieme può creare. Federico, Davide, Matilde, Antonio, Arianna, Elena. Ti ricorderai i nomi dei tuoi compagni di viaggio e loro si ricorderanno del tuo. Dormirete poco. Vivrete molto. Condividerete le stesse ansie, paure e entusiasmi.

La Bosnia, però, sarà soprattutto un momento di riscoperta della propria spiritualità, di raccoglimento in se stessi attraverso lo stare con gli altri e di forte accrescimento personale. I Padri e le Consacrate che ti accompagneranno in questo viaggio rappresenteranno per te un punto di riferimento e saranno un sostegno spirituale concreto che ti permetterà di vivere appieno l’esperienza missionaria.

Personalmente l’esperienza che più di ogni altra mi è rimasta nel cuore, è stata visitare le famiglie in difficoltà e chi ancora vive nei campi profughi. Quello che mi ha colpito di queste persone è stata la voglia e l’energia di andare avanti nonostante tutto. Il poter dare loro un aiuto concreto, seppur limitato, cantare, bere il caffè, ascoltare le loro storie, è una ricchezza che non ha prezzo e costituisce un momento di confronto in cui ci si sente spogli di “maschere” e in comunione vera e sincera con l’altro.

In particolare terrò stretto il ricordo di Sara e Anthony, due fratelli rispettivamente di 15 e 16 anni, orfani e accuditi dalla nonna. Nonostante il dolore terribile di crescere senza genitori, in loro era viva la speranza di chi, per quanto sia stato colpito duramente dalla vita, sa ripartire e continuare a credere in un futuro migliore.

Ora basta, sta a te decidere di metterti alla prova, mettere in discussione quelle che credevi certezze, o magari rafforzare convinzioni. Sono convinto che per crescere sia necessario rinnovarsi, abbandonando i porti sicuri e farsi toccare nell’anima.

(Andrea, Missioni in Bosnia 2018)